Dalla voce diretta del Presidente Avv. Alberto Del Noce è arrivato l’aggiornamento sull’audizione che l’UNCC ha tenuto il 21 maggio davanti alla Commissione Giustizia del Senato sul DDL n. 978.
Il testo – lo ricordiamo – consentirebbe agli avvocati di notificare un atto di intimazione di pagamento con effetti molto simili a quelli di un decreto ingiuntivo, ma senza passare dal vaglio preventivo del giudice.
Un’idea che, se funzionasse, sfoltirebbe le cause monitorie (e i tempi) davanti ai Giudici di Pace.
I punti di forza
- Responsabilizzazione dell’avvocatura – Diventiamo coprotagonisti del sistema, assumendoci in proprio la verifica cartolare del credito.
- Snellimento dei tempi – L’atto diventa titolo esecutivo se non c’è opposizione: niente decreto, niente bolli aggiuntivi, meno code di ruolo.
- Allineamento europeo – Molti ordinamenti dell’UE prevedono già procedure “extra-giudiziali” analoghe; il ddl va nella stessa direzione.
Necessità di una riflessione
Nell’audizione l’UNCC ha però evidenziato alcuni nodi che il Senato dovrà sciogliere:
- Chiarezza formale: Il destinatario deve capire subito di trovarsi davanti a un atto “pesante”, non a una diffida qualsiasi. Servono modelli obbligatori, avvertenze in grassetto, zero ambiguità.
- Competenza per l’opposizione: Se il debitore vuole reagire, deve sapere a quale giudice rivolgersi. Il ddl va precisato per evitare spot forum e conflitti.
- Regime disciplinare e responsabilità: Chi sbaglia paga: bene. Ma le sanzioni vanno armonizzate con il codice deontologico, lasciando la regia al CNF e non ai singoli ordini.
- Compensi: Senza parametri transitori, ogni foro rischia la “gara al ribasso” o, al contrario, parcelle fantasiose. Meglio fissare subito scaglioni chiari.
- Coordinamento con la Riforma Cartabia: Lo ha ammesso la stessa proponente, on. Erika Stefani: il disegno è nato prima della Riforma Cartabia e va aggiornato. Occasione utile per evitare sovrapposizioni normative.
Perché interessa da vicino anche Palermo
Nel nostro distretto – come accade in tante altre zone del Paese – il decreto ingiuntivo davanti al Giudice di Pace è uno strumento che utilizziamo ogni giorno: pensiamo al recupero di crediti per spese condominiali, canoni di locazione, sinistri con danni lievi. È una procedura che conosciamo bene e che spesso rappresenta l’unica via concreta per tutelare diritti “piccoli” ma importanti.
Ecco perché l’idea di una via più rapida e snella per arrivare all’esecuzione potrebbe fare la differenza: significherebbe alleggerire tempi e costi, sia per i nostri studi che per l’apparato giudiziario, spesso già messo alla prova da carichi eccessivi.
Ma c’è di più. Una riforma del genere ci chiederà di acquisire nuove competenze: dalla gestione della documentazione probatoria, all’autocertificazione dei presupposti del credito, fino alla valutazione dei rischi professionali legati alla sottoscrizione dell’atto. Chi saprà muoversi con sicurezza in questo nuovo scenario, potrà trasformare la novità in un’opportunità concreta di crescita professionale.
E infine, non dimentichiamolo: se la procedura si semplifica, il contenzioso che ne deriva sarà più “di qualità”. Meno opposizioni su vizi formali, più attenzione ai profili sostanziali della controversia. Una giustizia, insomma, che va al nocciolo delle questioni.
Il documento dell’UNCC
Alleghiamo il testo integrale delle osservazioni tecniche depositate al Senato. Vale la pena leggerlo (e farlo girare tra praticanti e collaboratori) perché:
- offre spunti pratici su come potrebbe strutturarsi l’atto di intimazione;
- fotografa le criticità che noi, come avvocati di base, potremmo trovarci in mano domani;
- invita la categoria a partecipare al dibattito con proposte concrete.
Prossimi step
Nelle prossime settimane la Commissione Giustizia del Senato inizierà a mettere mano al testo, aprendo ufficialmente la fase degli emendamenti. Insomma, la discussione entra nel vivo, e il disegno di legge inizierà a prendere la sua forma definitiva.
Nel frattempo, l’UNCC ha aperto un tavolo tecnico: si stanno raccogliendo suggerimenti, osservazioni, casi pratici. Se qualcuno di noi ha spunti, criticità da segnalare o semplicemente esperienze utili da condividere, può farlo anche attraverso la nostra segreteria. È un modo concreto per partecipare, non da spettatori ma da professionisti coinvolti.
Noi, come Camera Civile di Palermo, stiamo già pensando a una iniziativa formativa ad hoc – che potrà essere un webinar o un incontro in presenza – per affrontare in modo operativo la novità: quando (e se) la riforma diventerà legge, dovremo essere pronti a capire cosa fare, come farlo e soprattutto come farlo bene.
In definitiva, questa proposta potrebbe diventare un vero banco di prova per un’avvocatura più consapevole e per una giustizia civile più snella. Ma perché non resti solo una buona intenzione scritta sulla carta, serve l’impegno di tutti: leggere, capire, discutere e – se serve – anche criticare.
