Nello Statuto della Camera Civile di Palermo è previsto che l’attività della Camera è quella di promuovere in tutte le sedi l’adeguamento dell’ordinamento civile, sostanziale e processuale, alle esigenze della società e contribuisce al migliore funzionamento della Giustizia Civile. La Camera Civile di Palermo opera per mantenere alto il prestigio degli operatori del diritto, diffondendo e sviluppando i principi della deontologia professionale, sia nei rapporti con le parti che nella colleganza tra colleghi. In tal senso, la Camera Civile concorre alla tutela degli interessi di chi opera nello specifico settore professionale, ma anche e soprattutto degli utenti della Giustizia.
È proprio da questa premessa che nasce una riflessione: essere giuristi significa occuparsi del modo in cui le leggi prendono vita. Significa interrogarsi non solo sul diritto vigente, ma anche sugli strumenti attraverso cui i cittadini possono contribuire attivamente alla sua formazione.
In un periodo storico in cui il rapporto tra cittadini e istituzioni appare sempre più rarefatto, gli strumenti della democrazia partecipativa assumono un’importanza cruciale. Tra questi, il referendum e le leggi di iniziativa popolare rappresentano due pilastri fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, espressione concreta del principio di sovranità popolare sancito dall’art. 1 della Costituzione.
Il referendum, in particolare quello abrogativo ex art. 75 Cost., consente ai cittadini di esprimersi direttamente sull’eliminazione di norme di legge. Le leggi di iniziativa popolare, invece, permettono a cinquantamila elettori di presentare un progetto di legge alla Camera dei deputati. Questi strumenti, sebbene diversi nella loro forma e finalità, condividono la medesima funzione sociale: riavvicinare i cittadini alle istituzioni, offrendo loro un canale diretto di partecipazione al processo legislativo e alla determinazione delle politiche pubbliche.
Abbiamo visto anche di recente che, tuttavia, nella prassi quotidiana, questi strumenti faticano ad essere realmente accessibili. La complessità delle procedure, la scarsa promozione istituzionale e la mancanza di strumenti tecnologici adeguati li rendono spesso strumenti d’élite, poco fruibili per il cittadino comune.
La raccolta firme: tra autografia e digitale
Tradizionalmente, la raccolta delle firme necessarie per proporre un referendum o una legge di iniziativa popolare avveniva solo in forma cartacea e autografa, con tutte le complicazioni del caso: costi, tempi, presenza di autenticatori. Una barriera non da poco.
Recentemente, grazie a modifiche normative e spinte provenienti dalla società civile, si è finalmente introdotta la possibilità di sottoscrizione online attraverso il portale ufficiale del Ministero della Giustizia: https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open.

L’accesso al sito avviene tramite SPID o CIE, secondo le modalità ormai consuete per l’interazione con la Pubblica Amministrazione. Tuttavia, a fronte di questa importante innovazione, ci si scontra con una realtà frustrante: il sito istituzionale si presenta vetusto, poco navigabile, non pensato per l’utente finale, ma piuttosto costruito in ottica puramente burocratica.
Non è possibile effettuare ricerche tra i referendum attivi; questi vengono mostrati a due a due, senza alcuna categorizzazione tematica. Non è prevista alcuna forma di condivisione social-friendly, rendendo difficile la promozione delle iniziative. L’impressione che ne deriva è che il portale più che incentivare, disincentivi la partecipazione.
Il sito “alternativo” che semplifica e valorizza: l’intervento dell’associazione Ondata
A colmare questo vuoto istituzionale, interviene il progetto indipendente dell’associazione Ondata, che ha creato un portale parallelo: Referendum e Iniziative Popolari – Scopri e partecipa alle iniziative democratiche.
Il sito, fruibile e dinamico, permette una navigazione tematica, ad esempio filtrando tutte le iniziative legate all’ambiente, oppure scegliendo solo quelle effettivamente attive. Ogni proposta è corredata da una sintesi chiara e accessibile, utile per comprendere rapidamente l’oggetto dell’iniziativa.
Inoltre, la condivisione social è valorizzata attraverso preview curate e informative. Per gli utenti più esigenti è disponibile una vista tabellare per confrontare le iniziative in modo ordinato e analitico.

Questa cura non è solo estetica o funzionale: è un atto politico. Prendersi cura di un sito che veicola strumenti di partecipazione significa prendersi cura della democrazia.
In un tempo in cui la partecipazione sembra essere sempre più un simulacro, è fondamentale che gli strumenti che la rendono possibile siano accessibili, trasparenti, e orientati al cittadino. Il digitale offre oggi una possibilità storica: abbattere barriere, moltiplicare le opportunità, restituire centralità al cittadino.
Ma perché ciò avvenga, serve un cambio di paradigma anche da parte delle istituzioni: non basta traslare l’analogico nel digitale, bisogna rendere effettivi gli strumenti digitali per lo scopo per cui nascono.
Sarebbe come mettere le briglie ad un’automobile.
Il digitale va usato per ciò che è: un mezzo potente, flessibile, potenzialmente inclusivo. E va avvicinato all’utenza. In un’epoca in cui si parla tanto di intelligenza artificiale, è paradossale che la si usi ancora quasi esclusivamente per generare immagini ironiche o risolvere compiti scolastici. Occorre invece impiegarla per facilitare l’accesso ai diritti e rafforzare i processi democratici.
E in attesa che ciò avvenga, la società civile, ancora una volta, dimostra di saper fare meglio.

