L’amore è da sempre uno dei sentimenti più complessi e affascinanti, capace di ispirare poeti, artisti e filosofi di ogni epoca. Tuttavia, dietro l’intensità di un legame affettivo può celarsi una dimensione meno luminosa, segnata da dipendenze emotive, dinamiche tossiche e, nei casi più estremi, da episodi di violenza psicologica e fisica.
Nel loro libro “L’amore non conosce dipendenze”, Avv. Maria Antonietta Catania e Avv. Federica Dolce affrontano con sensibilità e competenza questo tema delicato, analizzando le sfumature che distinguono una relazione sana e costruttiva da una patologica e disfunzionale. Attraverso un approccio multidisciplinare, le autrici offrono strumenti per comprendere i segnali di allarme, prevenire dinamiche pericolose e promuovere un amore autentico e rispettoso.
In questa intervista, esploreremo insieme all’Avv. Catania le radici della dipendenza affettiva, le implicazioni sociali e psicologiche di questi legami e l’importanza delle normative a tutela delle vittime di violenza domestica, con particolare attenzione ai principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul.
Un confronto ricco di spunti di riflessione, che invita a interrogarsi sulla natura dei legami affettivi e sull’importanza di costruire relazioni fondate sul rispetto reciproco e sull’autonomia emotiva.
1. Cosa vi ha spinte a scrivere un libro su un tema così complesso e delicato come la dipendenza affettiva?
Il saggio L’Amore non conosce dipendenze, nasce dalla esigenza di creare consapevolezza e conoscenza di alcune complesse tematiche relazionali odierne, quali la dipendenza affettiva, il narcisismo patologico, le relazioni tossiche al fine di creare autoconsapevolezza e ove, possibile autodeterminazione nelle persone che vivono o subiscono alcune di queste dannose dinamiche. Il saggio sarà inserito nella nascente Collana Conflitti e soluzioni sostenibili del gruppo editoriale Aracne -la Bussola – che avrò il privilegio di dirigere.
Gli abusi affettivi sono spesso esperienze devastanti e molte volte sono pianificati, l’amato si trasforma in carnefice diventando una vera e propria lotta per la sopravvivenza, ma possono essere individuati e superati con l’aiuto di esperti.
Fornendo la conoscenza e il suggerimento per l’utilizzo di strumenti giuridici e psicologici che possono essere di supporto o di risoluzione a conflitti, ma soprattutto che possano prevenire situazioni patologiche e distruttive nelle dinamiche relative la violenza di genere.
Il saggio è scritto con un linguaggio semplice e fruibile anche e soprattutto dai non addetti ai lavori per fornire un più facile accesso alla macchina della giustizia.
Ho avvertito forte l’esigenza quale Avvocato familiarista e mediatore di fornire un vademecum sugli indicatori della esistenza della violenza di genere attraverso la Convenzione di Instanbul che si trova integralmente inserita nel saggio.
Prevenire innanzitutto.
La Convenzione di Instanbul si propone, infatti, di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire la impunità dei colpevoli.
Il Saggio è scritto a due mani con la collaborazione dell’Avv.Federica Dolce e con i preziosi contributi scientifici della Dott.ssa Sonia Barraja psicoterapeuta ed esperto consulente del Tribunale di Palermo, e dalla Dott.ssa Rosa di Stefano, giornalista e imprenditrice del settore ricettivo di Palermo e fondatrice del format un tè con l’autore nel salotto letterario a Palazzo del Poeta.
La violenza di genere è un tema di natura trasversale che necessita per essere individuato e trattato della interazione di diversi professionisti e saperi specialistici essendo un fenomeno globale e con radici antichissime.
Attraversa Paesi, generazioni, e differenti modelli sociali, e trova il suo fondamento nelle profonde diseguaglianze storiche tra uomini e donne.
2) Come definiresti, in parole semplici, la differenza tra un amore sano e una relazione disfunzionale o patologica?
La relazione sana prevede reciprocità, desiderio reciproco, piacere nel vedere l’altro avere successo, riuscire in tutte le aree della vita.
Una relazione tossica, diventa una competizione ogni risultato, la relazione è sbilanciata, uno si trova in una situazione di supremazia e l’altro spesso, troppo spesso, in una situazione di sudditanza o di devozione dell’altro.
Il partner è spesso assente o irragiungibile e si ha sempre l’impressione di raccogliere briciole e spesso ci si accontenta così perché ci si rassegna e si pensa di non potersi ribellare e liberare.
3) Nel libro affronta il tema della violenza di genere: qual è il legame tra dipendenza affettiva e comportamenti abusanti?
Diciamo che la dipendenza affettiva può essere un fattore di rischio.
Nel senso che le vittime dipendenti affettive possono avere difficoltà ad individuare gli indicatori della violenza di genere e fare fatica ad uscire dalla relazione abusante.
Un circolo vizioso nel quale la relazione con il partner abusante potrebbe anche reinsaldarsi.
4) Quali sono i segnali d’allarme che una persona dovrebbe riconoscere per capire di essere intrappolata in una relazione di dipendenza?
Possiamo individuarne alcuni: Gelosia possessiva, possessività, mania di controllo del partner, isolamento da parenti o amici, atteggiamenti svalutanti, vittimismo, dipendenza economica, parole sprezzanti, comportamenti dispregiativi, umiliazioni, rimproveri, ridicolizzazioni, critiche avvilenti, continui confronti con altre donne o partner precedenti, insulti, urla, minacce.
5) Quanto è importante il ruolo della prevenzione e dell’educazione nelle scuole per contrastare fenomeni come la dipendenza affettiva e la violenza domestica?
La prevenzione alla violenza di genere è molto importante. Prevenire vuol dire combattere le sue radici culturali e le sue cause.
Per questo motivo sono necessarie strategie politiche mirate alla educazione, sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita sia pubblica che privata.
Educare alla non violenza nelle scuole, già dalla prima infanzia è valorizzare la cultura del rispetto sin da piccoli ed allenarli all’ascolto e alla condivisione.
La scuola può essere un grande alleato per il contrasto alla violenza di genere, una palestra nella quale ci si allena a cambiare punto di vista per raggiungere una consapevolezza della propria identità di genere.
6) Che ruolo svolgono le normative, come la Convenzione di Istanbul, nel tutelare le persone che subiscono violenza nelle relazioni? Ci sono aree in cui crede si possa migliorare?
La normativa contro la violenza di genere persegue tre obiettivi, prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime.
La convenzione di Instanbul in particolare agli art. 5 e 6 obbliga gli stati a prevenire il verificarsi delle violenze, con misure che ridefiniscono i ruoli di genere tradizionali e contrastino gli stereotipi che rendono accettabile ancora oggi l’agire della violenza.
Persecuzione e punizione la Convenzione chiede agli Stati Aderenti ad oggi 11, di introdurre sanzioni penali per punire efficacemente i reati si violenza di genere.
7) Il libro parla anche del coinvolgimento dei figli nelle dinamiche di violenza assistita. Quali sono gli effetti di queste esperienze sui bambini e cosa si può fare per proteggerli?
I bambini vittime di violenza assistita sono testimoni involontari di aggressività, violenza, brusche separazioni e manipolazioni: tutto ciò viola il diritto di vivere un’infanzia serena e non permette di ricevere le giuste attenzioni e risposte ai bisogni
Per proteggere i bambini e gli adolescenti è utile informarli con un linguaggio consono all’età e a loro stessi, istituire servizi specializzati (ad esempio, numeri di assistenza telefonica ad es. il 114) e sensibilizzare i genitori rispetto ai pericoli esistenti sono alcuni dei modi per attenuare il rischio e prevenire questi reati.
8) Quanto influiscono i modelli culturali e sociali sull’idealizzazione di certe forme di amore tossico?
Alcuni modelli culturali dominanti (retaggio culturale e patriarcato possono favorire la violenza di genere es per tutti il femminicidio di Giulia Cecchetttin, le relazioni tossiche si basano il più delle volte su una dipendenza affettiva, su rapporti disfunzionali che ci tengono per tanto tempo legati alle persone sbagliate. Sono legami che invece che creare benessere e soddisfazione creano sofferenza, ansia e ci vampirizzano le energie vitali.
9) Quali strategie o strumenti pratici consiglia a chi vuole uscire da una relazione di dipendenza affettiva?
Si procede per step
Il primo passo è quello di riconoscere di avere un problema
Rivolgersi ad un esperto per seguire un percorso di terapia psicologica per rafforzare la sensazione di autoefficacia e capacità e di aumentare la propria autostima.
10) Hai o avete in programma ulteriori progetti o iniziative legate a questo tema, magari rivolte ai professionisti del settore o al grande pubblico?
Informare, divulgare e sensibilizzare il più possibile attraverso altre presentazioni anche nelle scuole elementari e medie proviamo a implementare una cultura della non violenza e del rispetto tra i generi attraverso la lettura del saggio L’Amore non conosce dipendenze, che è anche in formato tascabile per essere regalato e portato nella borsa delle donne. Un vademecum. Un libro scritto dalle donne e per le donne che ci auspichiamo sia letto dagli uomini.
Il contrasto, la prevenzione alla violenza di genere è un problema che riguarda prima di tutto gli uomini.
Avremo il piacere di scrivere ancora sul tema per raggiungere quanti più utenti possibile, ma anche e soprattutto le giovani generazioni.