La fragilità della Giustizia Civile

L’annosa questione della crisi e dei tentativi di riforma della Giustizia domina la scena italiana ormai da tempo immemorabile, tanto da essere considerato un fatto endemico.
In ambito civile, i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia sia nell’area SIECID (Esecuzioni Civili Individuali e Concorsuali) che nell’area SICID (Contenzioso Civile Distrettuale) mostrano un calo del carico dei procedimenti pendenti.
Pur tuttavia i così detti tempi della Giustizia rimangono drammaticamente eccessivi.
Secondo i dati pubblicati dal CEPEJ ( European Commission for the efficiency of justice) mediamente un processo civile in Italia che attraversi tutti e tre i gradi di giudizio dura in media otto anni: 514 giorni, in media, per concludere il primo grado, 993 giorni per il secondo e 1.442 giorni per il terzo.
La media dei Paesi membri del Consiglio d’Europa è poco meno di due anni.
Due altre questioni, nelle quali non entreremo nel merito, sono relative alla qualità della Giustizia, di cui i tempi costituiscono solo uno dei fattori, e le spese della Giustizia
(qui due link per chi volesse approfondire: performance della giustizia; spese giustizia).

Su “Il Foglio” del 3 maggio è stato pubblicato un articolo del Dr. Eduardo Savarese (magistrato e scrittore), nel quale, sinteticamente, nel porre l’attenzione sulle criticità del nostro sistema giudiziario, viene condotta una riflessione sulle fragilità della giustizia civile italiana ulteriormente acuite, se è possibile, dalla odierna emergenza sanitaria.
Ci sia consentito di riassumere i punti nodali esposti:

1) Le inadeguate condizioni di lavoro strutturali ed igenico sanitarie nei Tribunali;
2) Il sovraffollamento nei tribunali e nelle udienze che dipende dal numero di processi che vengono definiti “troppi, per giornata di udienza”.
3) L’incomprensibile stasi totale fino all’11 maggio. “Dovevano, e devono, individuarsi tipologie di processo civile trattabili in via straordinaria da casa e da subito, senza demandare la determinazione delle regole processuali a fumosi decreti e protocolli di singoli presidenti di tribunale e consigli forensi. Le regole del processo devono essere generali e uniformi”.
4) Il fatto che si pensa all’udienza telematica come stabile soluzione del futuro.

Il dato numerico conduce non solo a disvelare l’evidenza, drammaticamente nota a tutti gli operatori del diritto, ma costituisce l’imprescindibile presupposto a partire dal quale analizzare cause e rimedi.

Riportiamo un passaggio dell’articolo:
dai programmi di gestione dei tribunali italiani, la quantità annua di sentenze civili varia molto: 300, 200, 150, 120. Comunque numeri alti. Una sentenza ogni tre giorni è mediamente ragionevole, una al giorno è roba da pasticceria”.

Vogliamo svolgere, quindi, alcune considerazioni.

Le infrastrutture

Di recente (agosto 2019), come sappiamo, il Tribunale di Palermo è stato costretto da un’ordinanza del provveditorato alle opere pubbliche, che il 30 luglio 2019 aveva stabilito la non agibilità dello stabile, ad effettuare degli interventi strutturali improcrastinabili considerata la situazione di estremo pericolo cui versavano gli uffici del c.d. ex Palazzo EAS.
Ne è venuta fuori una situazione di blocco e di crisi di una serie di attività (notifica degli atti giudiziari, l’attività di collazione, le udienze in materia di esecuzioni immobiliari e del giudice onorario civile e del tribunale del lavoro).
Per la verità anche le condizioni del Palazzo di Giustizia, a mio avviso, destano tutt’oggi qualche preoccupazione (fra l’altro, ricordiamo, l’attuale presenza dei ponteggi nella parte retrostante Piazza Vittorio Emanuele Orlando).
A fronte di questa situazione strutturale è lecito chiedersi, non solo perché si sia arrivati a tanto, ma quale sia la gestione e la programmazione strutturale.
Ciò, si badi bene, non per trovare responsabilità, ma per valorizzare l’efficienza della attività della P.A. che trova il suo logico presupposto nella trasparenza dell’attività stessa.
Sappiamo che, per situazioni spesso decisamente meno gravi di quelle in cui versano le strutture istituzionali, il privato viene pesantemente sanzionato e costretto ai doverosi interventi.

Il sovraffollamento nei tribunali ed il numero delle udienze

Il sovraffollamento dei tribunali e delle udienze è un dato la cui problematicità ha natura composita.
Da più parti è stato rilevato come sia eccessivo il numero di udienze per singolo giudizio. Le cause sono in parte di natura procedurale, tuttavia anche altri fattori contribuiscono pesantemente ad allungare i tempi del procedimento.
Lungi dal voler approfondire l’interconnessione delle cause di tale fenomeno, mi limito a porre alcune domande:
Quali sono le ragioni di un numero così elevato di giudizi, nonostante l’introduzione della negoziazione assistita e del procedimento di mediazione obbligatoria. Quest’ultimi sicuramente hanno contribuito a deflazionare il contenzioso, purtuttavia, i relativi tempi dovrebbero essere inseriti nel calcolo sulla durata del contenzioso.
Perché a fronte dell’aumento costante dei costi per accedere alla Giustizia non si registra un miglioramento della predetta?
Perché si registrano un numero così elevato di udienze per causa (in ambito civile molte di dubbia utilità come, per fare solo degli esempi, quella di giuramento CTU, o in appello l’udienza di richiesta di precisazione delle conclusioni e di messa in decisione della causa che si risolvono, come ben risaputo nel recitare formule di mero stile)?
Da tempo immemore si discute, senza pervenire a significative modifiche o interventi risolutivi, della riforma del sistema delle regole processuali (in ambito civile). Per la verità, anche di recente, abbiamo assistito a proposte che non esiteremo a definire di dubbia utilità ed in molti casi controproducenti.
Sul punto mi limito ad una riflessione: credo che il necessario ammodernamento delle regole processuali non possa prescindere da una preliminare e reale condivisione delle procedure da adottare fra tutti gli operatori del settore che vivono nella quotidianità l’esperienza forense.
Tale precisazione è dovuta perché troppo spesso abbiamo assistito a regole dettate nella totale inconsapevolezza delle reali dinamiche giudiziarie (ricordiamo, per fare un esempio, il processo societario: decreto legislativo del 17 gennaio 2003 n. 5 poi abrogato).
Necessaria, quindi, una fattiva convocazione degli stati generali atta a realizzare una riforma che renda moderna ed efficiente l’amministrazione della Giustizia in ambito civile.
Per altro, non ritengo che si debba intervenire con norme procedurali che stravolgano l’impianto attuale o che comprimano il diritto alla difesa in nome di una dubbia celerità.
La razionalizzazione del sistema, di per sé, necessita di interventi semplici e mirati, ad esempio con riferimento alla normativa relativa alle notifiche ed alle certificazioni, alla eliminazione di udienze la cui attività può essere facilmente espletata alla luce degli atti depositati e via dicendo.
Tali interventi, credo, possano essere realizzati senza particolari drammi in quanto ampiamente condivisi.
La parte più delicata, lo ribadiamo, consiste nell’avere una idea programmatica coerente e nello stabilire una pubblica road map fatta di tappe precise e tempi contingentati, che dovrà condurre all’adozione delle nuove norme procedurali.

La stasi giudiziaria ai tempi del Covid-2019

Sulla incomprensibile stasi sino all’11 maggio, come evidenziata nell’articolo del Dr. Savarese, ci chiediamo anche noi come sia possibile bloccare incondizionatamente l’attività dei tribunali (con marginali eccezioni in ambito civile), e chi debba, o avrebbe dovuto, porvi un necessario rimedio.
Mi permetto di aggiungere che in questi mesi di forzata inattività, come molti altri colleghi, lo scrivente si è trovato nell’assoluta impossibilità di poter contattare le cancellerie, con pochissimi provvedimenti sostanziali adottati.

L’udienza telematica

In ultimo non possiamo non concordare sulla vacuità del pensiero che indica nell’udienza telematica la panacea ai mali endemici della giustizia civile.
Ciò anche perché la semplificazione, come sopra evidenziato, deve necessariamente prendere le mosse da regole operative concrete e non dalla troppo spesso semplicistica adozione acritica (e spesso a-tecnica) di sistemi informatici che rappresentano il punto finale di una riforma.
Dimostrazione di quanto sopra è data dalla diversità di regole tra PCT, PAT e PTT, dalla astrusità del sistema del processo civile telematico che ad avviso dello scrivente non è tutt’oggi conforme a regole di semplicità.
Mi sia consentito di evidenziare che il sottoscritto non è uno sprovveduto dal punto di vista informatico, essendo fra l’altro anche un utente Linux. Sebbene SLPCT consenta di installare la detta piattaforma anche nel detto OS, è sotto gli occhi di tutti come la creazione della busta telematica ed i tempi per avere certezza del relativo deposito (e quindi rimediare ad eventuali errori), incidano profondamente sui tempi della difesa (e mi sia consentito dire anche, sulla serenità dell’avvocato).
D’altro canto tutt’oggi, a distanza di una settimana dalla apertura dei Tribunali, non sono stati ancora adottati i protocolli atti alla ripresa delle attività.

Considerazioni finali

L’efficienza della Giustizia civile non incide solamente sulla vita e sui diritti dei cittadini, ma sull’economia dell’intero nostro paese.
Una Giustizia efficiente è in grado di dare garanzia di serietà del sistema Italia e di attirare seri investitori. Una Giustizia inefficiente alimenta unicamente il malcontento, la criminalità e spregiudicati affaristi.
Sempre nell’articolo del Dr. Savarese leggiamo “nel 2012 vennero istituiti i tribunali delle imprese per velocizzare i tempi di decisione di controversie nevralgiche per l’economia. Già sono in affanno. A Napoli, sono sette i giudici assegnati alla sezione. Ogni causa consta di centinaia e centinaia di pagine di atti, complessi e con milioni di euro in gioco. Per affrontare brillantemente i processi in materia economica delle province campane, sette giudici: sottostima?”.

Fra l’altro mi chiedo se sia unicamente un problema di organico, ovvero se sia necessario dettare regole e comportamenti atti ad evitare cause (che spesso celano intenti dilatori o poco commendevoli), che inevitabilmente ingolfano impunemente il sistema giudiziario.

I tempi imposti dalla odierna crisi sono contingentati.
Il rischio è di sprofondare ulteriormente e senza rimedio alcuno in un impasse dal quale il sistema Italia non sarà più in grado di sollevarsi.

Avv. Gerlando Gibilaro

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Informazioni su Avv. Gerlando Gibilaro

Vice Presidente della Camera Civile di Palermo Avvocato - esercita presso la Corte di Appello di Palermo
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